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La sinistra punta i piedi, e il trattato di cooperazione con Washington rischia di saltare.
Ma. Fo. L'accordo di cooperazione sull'energia atomica tra l'India e gli Stati uniti rischia di non entrare mai in vigore. Firmato un anno fa, luglio 2007, tra i governi di Washington e New Delhi, ha suscitato la forte opposizione dei comunisti nella coalizione di governo indiana - un centrosinistra guidato dal partito del Congresso, in cui però il sostegno della sinistra è determinante.

E' notizia di ieri che un incontro previsto tra il governo e gli alleati comunisti è stato rinviato a una data ancora imprecisa: e questo, a detta degli osservatori interni, è il segno che il governo non è riuscito a piegare l'opposizione al suo interno e l'India non riuscirà a rendere operativo il trattato entro la data limite stabilita (seppure informale) di luglio.
L'India punta sul trattato di cooperazione nucleare con gli Stati uniti soprattutto perché, pur riguardando l'energia atomica (dunque solo usi civili), le darà accesso al mercato internazionale delle tecnologie sofisticate (controllato dal «nuclear suppliers group», il gruppo delle potenze nucleari ufficiali): al momento New Delhi ne è esclusa, in quanto nazione che non firma il Trattato di non proliferazione nucleare. Per l'India sarebbe un enorme vantaggio strategico, e questo è il principale argomento del primo ministro Manmohan Singh a favore dell'accordo.
La sinistra indiana, e in particolare il partito comunista, lo critica invece per due ordini di motivi. Uno è che sancisce la svolta della politica estera indiana, che dalla fine degli anni '90 è decisamente avvicinata agli Stati uniti. L'altro è che con la cooperazione nucleare l'India compromette la sua «sovranità» e sicurezza. In conseguenza dell'accordo infatti l'India ha dovuto negoziare con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica un «protocollo di salvaguardia» che aprirà per la prima volta gli impianti nucleari indiani (solo quelli civili) alle ispezioni Aiea. In novembre i comunisti indiani avevano acconsentito alle trattative con l'Aiea, ma neppure queste sono ancora concluse.
Resta il fatto che neppure il consenso del «nuclear suppliers group» è scontato: l'India (come del resto il Pakistan) non firma il Tnp e neppure il trattato sui test nucleari, pur avendo un certo numero di testate nucleare e ampia scelta di missili vettori.