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Il caccia F-35 di cui si doterà l'Italia è funzionale all'attuale scenario di guerra permanente. Il nuovo 'caccia da attacco combinato' (Joint Strike Fighter) F-35 'Fulmine', di cui l'Italia acquisterà 131 esemplari, è un aereo militare che, per la sua configurazione, è predisposto non per giacere in un hangar o per il controllo dei cieli di un paese, bensì per compiere azioni di aggressione - anche con armi nucleari - tipiche dell'attuale scenario di guerra permanente.

Alenia costruirà 700 esemplari. La costruzione dell'F-35 avverrà negli Usa (negli stabilimenti della Lockheed Martin in Texas) per le forze armate nordamericane e britanniche (2.581 aerei), e in Italia (nello stabilimento Alenia Aeronautica all'aeroporto militare di Cameri, a Novara) per la nostra aeronautica militare (131 aerei) e per quelle degli altri sei partner internazionali del progetto: Olanda, Danimarca, Norvegia, Turchia, Canada e Australia (570 aerei). A questi potrebbero aggiungersi in futuro altri clienti internazionali: già certi Singapore e Israele (con 25 aerei già ordinati più 50 in opzione).

13 miliardi solo per cominciare. Il costo dei 131 F-35 per i cittadini italiani sarà elevatissimo: la cifra di 13 miliardi di euro, che è solo il prezzo per l'acquisto dei velivoli, è destinata ad aumentare poiché gli aggiornamenti tecnici che questi aerei necessiteranno nel corso degli anni sono molto costosi. Questa è la più imponente commessa per Alenia Aeronautica (appartenente al Gruppo Finmeccanica), che fa già affari d'oro con le forniture all'aeronautica militare italiana dei caccia Eurofighter e con quelle degli aerei militari da trasporto C-27J 'Spartan' alle forze aeree degli ex satelliti sovietici recentemente entrati a far parte della Nato.

E i risvolti occupazionali? Anche per il programma F-35 si conferma la scarsissima ricaduta occupazionale per la costruzione di sistemi d'arma in campo aeronautico rispetto ad analoghi progetti in campo civile. La differenza di base sta nell'enorme fatturato che garantisce il militare rispetto al civile. Infatti, sono 2.000 le persone, più l'indotto, che già vivono a Cameri sull'industria dei caccia. Potrebbero diventare 2.200, cui si aggiungerebbero 800 dipendenti dell'indotto, con la partenza del progetto.

Stefano Ferrario
http://it.peacereporter.net/articolo/15211/Fulmine+di+guerra